Sono i giorni senza destinazione e senza movimento. Dov’è la strada per tornare?
Su ispirazione della docente di lettere, dopo aver ascoltato la canzone di Niccolò Fabi un gruppo di studentesse e studenti ha condiviso queste riflessioni in immagini e parole sui giorni dello smarrimento.
Per il mio lavoro sui giorni dello smarrimento ho deciso di rappresentare quello che ho provato e che sto provando in questo momento. La parte del cervello rappresenta tutti i pensieri che mi girano in testa. In questo periodo mi sto prendendo vari momenti dove sono solo e penso a moltissime cose. La parte del cuore rappresenta tutte le emozioni belle e brutte che sto provando in questa quarantena.
Gabriele, 15 anni
Ho scelto il disegno perché secondo me è la via più rapida per comunicare e trasmettere qualcosa, e anche perché disegnare mi rilassa e mi lascia distrarre; ho spesso bisogno di distrarmi e non pensare.
Per disegnare ho usato una sola linea continua, ho preso la matita e mi sono lasciata trasportare ed ho ripercorso quello che mi ha aiutata a distrarmi durante la quarantena: fotografia, disegno, scrittura e la speranza di poter tornare a passeggiare per le vie di Roma, incontrare i miei amici e dimenticare questi giorni spenti.
Ho sempre odiato la solitudine, sentirmi sola e pensare che qualcuno lo sia; mi piace stare con la gente ridere, ascoltare musica o anche stare sdraiati sull’erba accarezzati dal vento. Purtroppo tutto ciò è da evitare vista la situazione e i miei pensieri ne risentono.
Giorgia, 15 anni
La ragazza inoltre si sente sola, nonostante sappia di essere circondata da ottimi amici e magari anche da una persona molto speciale che la ama, ma non riesce a rendersene conto.
Valeria, 15 anni
Credo che in questa situazione dovremmo imparare a collaborare e stare più vicini gli uni agli altri, sempre restando a un metro di distanza.
Francesco, 15 anni
Ho disegnato e scritto questo fumetto per raccontare come ha influito il coronavirus nella nostra vita quotidiana. Ho disegnato sia eventi che hanno fatto scalpore in questo periodo, come l’aumento dei prezzi per l’Amuchina, ma anche semplicemente cosa faccio per passare il tempo dentro casa. Sono tutte attività che possono essere fatte da chiunque.
Ho deciso che il modo migliore per rappresentare la situazione particolare in cui ci troviamo era quello di raccontare una situazione normale, come buttare la spazzatura, ma rendendola la più assurda possibile.
Il disegnare una storia assurda mi ha permesso anche di inserire elementi particolari nascosti o “easter egg” che rimandano a film e videogiochi. Uno di questi è parecchio evidente.
Penso sia venuto un bel fumetto, spero che arrivi anche il messaggio.
Leonardo, 15 anni

I MIEI GIORNI DELLO SMARRIMENTO
(Solitudine, Silenzio, Speranza, Riflessione, Vittoria, Umanità)
Durante l’ascolto della canzone “I miei giorni dello smarrimento” di Niccolò Fabi e dopo una rilettura del testo, ho iniziato ad immedesimarmi in quelle parole e nelle emozioni che esse evocavano, ricordando un periodo della mia vita, nel quale l’angoscia mi faceva sentire smarrito.
Ciò che vivo ora, in questa quarantena, non mi fa sentire fragile, perché alla fine dobbiamo solo restare a casa.
Per molti sembra un’ingiustizia, ma pensando alla storia che studiamo nei libri, questa è una delle guerre meno terribili che ci siano mai state.
Ogni guerra è composta da più battaglie e se intendessimo la vita in questo modo, potrei dirvi che la battaglia più cruda che mi sono trovato ad affrontare risale a dieci anni fa.
Tutto ciò che ricordo è tanta paura, perché nella sala intensiva mi sentivo solo, senza nessuno che potesse starmi vicino.
Dentro di me avvertivo quella solitudine e la vivevo come se un’infinità di anni fossero passati in così poco tempo, ma adesso non mi sento solo.
È vero che non viviamo più come qualche mese fa, ma per certi versi credo che sia meglio restare a casa, invece che per le strade, perché negli ospedali molti infermieri, dottori, vivono sulla propria pelle la pressione, che viene trasmessa dai poveri malati vinti dalla paura.
La solitudine può creare ansia ed angoscia, un senso di vuoto, ma lo smarrimento dovrebbe essere usato come mezzo di risoluzione, con il quale costruiamo le nostre giornate, pensando al futuro, dove tutti i nostri sogni e desideri saranno realizzati, perché dopo il buio viene sempre la luce, ricordatevelo!!!
I giorni passano e diventano sempre più duri, soprattutto per alcuni, ma questo sconvolgimento non dovrebbe essere visto come un male, bensì bisognerebbe accettarlo, perché alla fine porterà ad un bene comune.
Il tempo ormai lo viviamo diversamente: nel mio caso è mezzo di riflessione e riscoperta di molte virtù ed attività che praticavo da bambino, come la cucina casalinga e i valori della famiglia.
Prendendo spunto dalla frase della canzone
“L’unica cosa che davvero conta è amare quello che ho intorno”,
ho maturato nei miei pensieri, seguendo anche il cuore, ciò che davvero è importante per me: LA VITA.
Quest’ultima, molto spesso, ci mette a dura prova, ma allo stesso modo ci permette di poter maturare e crescere, anche se non sempre ce la facciamo da soli, ed è in quei momenti che abbiamo bisogno d’aiuto per poterci rialzare.
Questo è uno degli insegnamenti più stretti a me, ed è ciò di cui avremmo bisogno adesso: lottare insieme ed essere uniti.
Perciò, invito tutti ad una sola cosa: mettere da parte il proprio ego, in modo che tutti possano stare bene; in televisione si parla sempre di unione, ma nessuno è mai in grado di dimostrarlo con i fatti, però, credo che questo sia il momento migliore per farlo, è il momento di aprire gli occhi e, appunto, GUARDARCI INTORNO.
Infine, come anche il sommo poeta Dante scrisse nella sua Divina Commedia, ci sarà sempre nella vita di ognuno, un periodo nel quale potremmo sentirci smarriti, ma è solo grazie all’aiuto di guide, di compagni, che potremmo superare l’Inferno ed arrivare in Paradiso.
Questo è il modo in cui io, Simone, vivo i miei giorni dello smarrimento.
Simone, 16 anni
Inizialmente il brano “I giorni dello smarrimento” di Niccolò Fabi mi ha suscitato subito una sensazione di tristezza. Dopo i successivi ascolti si capisce la causa di questo sentimento: la solitudine. Sono suoni di una chitarra che accoglie l’ascoltatore in una dimensione trappola che permette l’entrata ma non l’uscita. I suoni sono decorati da parole quasi sussurrate che riecheggiano, anche se quasi del tutto sospirate, forti e con piena dignità.
Sono bensì emozioni che ci trasportano nell’ascolto fino al lento scomparire dove si dissolve la dimensione fittizia abbandonandoci soli più di prima raccolti nel pensiero.
Avendo provato tutte queste emozioni, dettate anche dalla triste situazione di quarantena che si sta vivendo, ho deciso di provare a disegnare. Il soggetto era molto difficile da trovare, avevo diversi spunti, ma la scelta è ricaduta sul mio quadro preferito dell’artista newyorkese Edward Hopper che dipinse numerosi quadri di cui uno solo mi rimase impresso quando ero piccolo. Ancora ricordo il Riccardo bambino che passeggia incuriosito tra le stanze della mostra dell’omonimo pittore. Dovrei aver avuto all’incirca otto-nove anni, quando rimasi impietrito davanti ad un quadro: “I Nottambuli”. Fece rivivere in me sensazioni particolari che ancora riesco a ricordare; mi sentii immerso nel quadro come se stessi osservando nel pieno della solitudine un bar di Manhattan dove gli unici soggetti sono rinchiusi per sempre in quel cafè senza porte di uscita.
Tornando alla canzone durante l’ascolto mi sono immaginato subito questa magnifica opera moderna che potrebbe anche rappresentare il difficile momento che tutti noi stiamo vivendo ora chiusi dentro casa, bloccati nel tempo in una dimensione ben distaccata da tutto il resto dove pure il semplice andare a fare la spesa rappresenta la massima espressione di libertà.
Riccardo, 16 anni
Ho scelto come sfondo “L’ultimo acquerello” di Kandinsky perché, tra le numerose cartoline che osservo dalla scrivania mentre studio, era quella che mi trasmetteva le sensazioni più adatte ad un lavoro. Così partendo da quest’opera ho realizzato un percorso, le cui tappe sono costituite da porzioni del testo della canzone accompagnate da una mia riflessione. Lo zoom dell’acquerello in ogni diapositiva serve a scandire queste tappe. Le frasi sono posizionate tra piccole navi e oggetti fantastici che fluttuano in un disordine apparente, dietro al quale potrebbe esserci una sorta di armonia: potrei immaginare in questo modo il disordine che ho in testa in questi giorni e con pazienza potrei riuscire a trovare anche io un’armonia.
Arianna, 16 anni
Le riflessioni sono pensate per essere accompagnate in musica:
I giorni senza destinazione – senza un ruolo nel reale
la stella da seguire
Flavia, 17 anni

smarrimento.
Sono dell’idea che queste settimane che stiamo passando e che passeremo a casa
saranno significative per tutti noi, sia a livello mentale che a livello fisico.
In questo momento siamo tutti nella stessa situazione e ci ritroviamo a fare, in
un modo o nell’altro, tutti le stesse cose: c’è chi legge, chi scrive, chi passa le
sue giornate sul divano a guardare film e a chiacchierare con la famiglia, chi
invece le passa davanti a un computer con la sua serie preferita, c’è chi
chiacchiera costantemente con gli amici, quegli amici con cui passava le
giornate a scuola, a lavoro o semplicemente davanti a un caffè e a un cornetto.
In questo momento il nostro umore e il nostro stato d’animo sono messi sotto
sopra, si passa dal pianto alle risate con un battito di ciglia.
Ognuno di noi si sta soffermando su qualcosa di preciso: io penso, penso tanto.
Mi soffermo spesso su di me, su come sono, su chi ho intorno, su come ho
vissuto i miei ultimi mesi e i miei ultimi anni, sulle nuove amicizie e su quelle
che durano da anni, sui nuovi amori e sui ricongiungimenti con determinate
persone.
Non so quanto tutto questo mi stia facendo bene, di certo ho avuto chiarimenti e
mi sono accorta anche di cose spiacevoli: da un lato la quarantena mi ha aiutata,
mi sta insegnando a chiarire le cose in modo breve e diretto, soprattutto con le
persone a cui tengo.
Il lato negativo potrebbe essere il turbinìo dei pensieri che portano a paranoie, a
insicurezze e a dubbi attualmente difficili da chiarire faccia a faccia con i diretti
interessati, la verità al momento sembra difficile da scoprire.
Sono convinta e consapevole che al termine di tutto questo sapremo riconoscere
davvero chi sono le persone importanti per noi, sono sicura che saremo riusciti
a rafforzare tante amicizie e relazioni.
Alla fine di questo brutto periodo non si dovrà ripartire, bensì ricominciare.
Ricominciare non significa eliminare e cancellare dalla nostra mente tutto ciò
che c’era prima di quel 10 marzo; ma vuol dire vedere e accorgersi
dell’importanza di tutte quelle cose che in questo momento ci mancano.
Ricominciare vuol dire quindi provare a vedere le cose da un altro punto di
vista, osservare il loro valore.
Saremo in grado di trovare la bellezza nelle piccole cose, in tutti quei
piccolissimi particolari ai quali prima non davamo rilievo.
Questa quarantena può essere anche vista come un’opportunità non solo come
una nemica. Opportunità di cosa?
La possibilità di tornare più forti di prima, di rivedersi e riabbracciarsi, di
andare nei posti tanto amati e osservarli da un’altra prospettiva, di vivere al
meglio qualsiasi momento, che sia positivo o negativo, perché il nostro
approccio verso le cose sarà cambiato.
Questo periodo di stasi può essere un’occasione per riscoprire i nostri lati
nascosti e sperduti, per scavare a fondo dentro di noi e accorgersi di tante
passioni ormai sepolte.
Da come sto descrivendo tutto questo sembro così positiva ma non lo sono
affatto: questa situazione sta pesando tanto anche a me, ma sono dell’idea che
per noi adolescenti sia molto più semplice di altre persone.
Le persone anziane hanno difficoltà nel restare a casa, come i miei nonni; gli
adulti invece possono essere preoccupati per il lavoro e i bambini non
comprendono tutto quello che loro accade: probabilmente, quindi, la mia
generazione può considerarsi “fortunata” anche perché oltre a lamentarsi, come
sempre, della scuola, ci mancano le uscite e gli amici che però in qualche modo
riusciamo a sentire, scambiando con loro qualche chiacchiera ogni giorno.
È, dunque, questo un momento pesante e stressante per tutti noi, ma lo
supereremo, riusciremo a superarlo come tante altre difficoltà che con il tempo
siamo riusciti a lasciarci alle spalle.
Dobbiamo starci vicini e riuscire a vedere il positivo anche quando il positivo
non c’è.
Irene, 16 anni
Nelson Mandela
Video interamente realizzato da
Lorenzo, 17 anni